Produzione dell’argento colloidale

L’argento colloidale ionico viene prodotto generalmente attraverso l’elettrolisi che consiste nell’applicare una tensione elettrica a due elettrodi di argento purissimo immersi in acqua bidistillata (che è completamente priva di Sali minerali) .

L’elettrodo collegato al polo positivo del generatore si chiama anodo, mentre quello collegato al polo negativo si chiama catodo.
Dagli elettrodi si staccano particelle di argento, e ioni argento (Ag+) carichi positivamente.

Gli ioni non sono altro che atomi di argento che hanno perso un elettrone per cui la loro carica finale risulta positiva.

Le particelle metalliche non sono solubili in acqua, mentre gli ioni di argento sì.
Per questa ragione gli ioni si sciolgono in acqua per cui avremo una soluzione ionica di argento.

Gli ioni che sono vicini all’anodo, attraggono un elettrone dalla corrente in transito tra gli elettrodi e vengono trasformati nuovamente in atomi d’argento.

A causa dell’attrazione conosciuta sotto il nome di “forze di Van der Waals gli atomi di argento più vicini si attraggono dando origine a particelle di metallo.
Così facendo avremo nell’acqua bidistillata sia particelle di argento che ioni, con una prevalenza di particelle di argento (anch’esse dotate di capacità antimicrobica).

Le cariche positive si spostano verso il polo negativo, dove attraggono elettroni, mentre le cariche negative si spostano verso il polo positivo.

Per la produzione di argento colloidale si raccomanda l’uso di acqua bidistillata normalmente utilizzata per soluzioni iniettabili, poiché la demineralizzata contiene spesso metalli pesanti ed inoltre non garantisce l’assenza totali di sali minerali, che pregiudicherebbero immediatamente la qualità dell’argento colloidale stesso.

Gli elettrodi per la produzione devono essere di argento purissimo (99,99%) altrimenti le impurità contenute produrranno dei sali tossici.

E’ assolutamente proibito aggiungere sale da cucina (cloruro di sodio) come su qualche sito è consigliato (per fortuna non italiano) poiché si produrrebbe cloruro d’argento (quello usato per le pellicole fotografiche) non indicato per essere assunto.

Nel caso si volesse accelerare il processo di produzione dell’argento colloidale si può utilizzare acqua bidistillata riscaldata a circa 30 gradi.

Questo sistema favorisce il passaggio della corrente elettrica a causa dell’agitazione molecolare dovuta appunto al riscaldamento.

Ci sono degli appositi riscaldatori da 50 watt in su che si possono acquistare all’uopo per pochi euro.

Sono dotati anche di termostato regolabile per cui raggiunta la temperatura impostata automaticamente si spengono.

La maggior parte dei generatori professionali prevede l’inversione della polarità che oltre a garantire un consumo omogeneo degli elettrodi di argento, consente di evitare che un elettrodo si sporchi in maniera abnorme rispetto all’altro.

Questo obbliga l’utente a interrompere spesso la produzione per pulire l’elettrodo più sporco.

Inoltre c’è anche la possibilità che particelle di ossido d’argento (quelle definite generalmente scorie) possano inquinare l’acqua bidistillata compromettendone la qualità.

Sempre parlando di generatori professionali un altro elemento indispensabile è il movimentatore dell’acqua.

La sua funzione garantisce l’allontanamento degli ioni appena prodotti che rimangono così in soluzione evitando in tal modo l’agglomerazione in particelle più grandi che precipiterebbero sul fondo del recipiente.

Le procedure per la produzione dell’argento colloidale variano in funzione dei generatori adoperati.

Ogni produttore allega insieme al generatore le istruzioni per la produzione standard di argento colloidale.

L’argento colloidale prodotto ha una concentrazione che viene espressa in p.p.m. (parti per milione).

Questa concentrazione dipende da alcuni fattori che sono la distanza tra gli elettrodi, la loro superficie immersa, la tensione a loro applicata, la temperatura dell’acqua e la sua qualità.

Maggiore è la superficie degli elettrodi immersi e maggiore è la quantità di ioni strappati e disciolti nell’acqua.

Maggiore è la distanza tra gli elettrodi e maggiore è il tempo di produzione, inoltre minore è la quantità di ioni prodotti.

Maggiore è la tensione applicata agli elettrodi, con una corrente proporzionale alla loro superficie, maggiore sarà la quantità degli ioni e di misura inferiore che garantirà una maggiore penetrazione all’interno dei batteri.

Inoltre ioni più piccoli sono più stabili nel tempo.

La temperatura dell’acqua influisce sulla riduzione dei tempi di produzione e sulla bontà dell’argento colloidale.

La qualità dell’acqua influenza la qualità stessa dell’argento colloidale.

Se è bassa la produzione avverrà in minor tempo (a causa della maggior conducibilità elettrica) ma altrettanto bassa sarà la qualità dell’argento colloidale.

Senza contare che un’acqua di qualità scarsa contiene sicuramente dei sali minerali che ci ritroveremo alla fine del processo in dipendenza della tipologia dei sali contenuti nell’acqua stessa.

Per misurare la quantità di particelle d’argento prodotto è indispensabile avere un buon conduttivimetro (o densimetro) e controllare la sua taratura con i sali allegati nella confezione.

Ci sono altri sistemi empirici per controllare la qualità dell’argento colloidale prodotto, ma per esperienza diretta consiglio a chi non ha dimestichezza con l’elettronica e la meccanica, di acquistare sul mercato generatori professionali che garantiscono un’ottima qualità standardizzata ed invariabile nel tempo.

Tra l’altro chi ha conosciuto ed apprezzato l’efficacia dell’argento colloidale non credo ne possa più fare a meno.

Ed in questo caso la spesa per acquistare un generatore affidabile (oltre che automatizzato) verrebbe ammortizzata con l’eventuale acquisto di alcune decine di litri di argento colloidale che tra l’altro viene venduto dalla maggior parte dei produttori a peso d’oro (in più ogni spedizione costa intorno ai 10 euro).